Il nuovo vassallaggio culturale.
La nostra Italia non brilla per orgoglio nazionale, la nostra influenza sugli stranieri spesso volge al ridicolo di “pizza e mandolino”. Storicamente abbiamo raggiunto il massimo del prestigio e rispetto internazionale fra la prima e la seconda guerra mondiale. Da allora abbiamo perso l’onore e abbiamo strisciato ai piedi dello straniero.
Ammiriamo gli altri, incapaci di ergerci a maestri, riteniamo che il nuovo sia sempre meglio del vecchio e prendiamo per buono tutto ciò che viene da fuori senza porci domande.
È ciò che accade per la lingua che parliamo.
La nostra lingua è meno attrattiva (attraente), giornali e televisione ne danno evidenza esaustiva (prova esauriente) ma nessuno realizza (constata) che il disordine è severo (la malattia è grave).
Ecco un piccolo esempio di come il bel italiano può essere inquinato da parole il cui significato viene stravolto da usanze inglesi.
Nello stesso modo un suggerimento diventa una suggestione, un invalido oggi si chiama disabile o più drammaticamente handicappato, mentre una indossatrice si trasforma in modella, non si fanno più ipotesi ma assunzioni, e così via di seguito…
Potrebbe sembrare normale che la diffusione dell’inglese porti a modificare il nostro linguaggio, ma un altro punto di vista ci svela che così facendo si regredisce, facciamo un drammatico passo indietro nella nostra cultura e civilizzazione.
L’italiano è la lingua che più ha conservato le regole del latino il quale a sua volta ha preso la sua struttura dal greco antico. È noto che ai tempi dell’antica Grecia le menti più eccelse di allora si preoccuparono di gettare le basi dell’umana conoscenza applicando tutta la loro intelligenza al perfezionamento della lingua come mezzo di comunicazione chiaro ed inequivocabile, strumento adatto a costruire ragionamenti anche molto complessi di tipo scientifico e filosofico.
La lingua parlata non era adeguata allo scopo, nacquero così la grammatica, la sintassi, su su fino alle regole della logica.
Come per la scienza, che si basa sulla matematica consistente in una somma di regole astratte indispensabili a rappresentare la realtà, così i grandi filosofi greci poterono sviluppare le loro idee grazie ad una lingua appositamente purificata, studiata e razionalizzata.
Il latino sfruttò molto della razionalità del greco e andò avanti sulla strada del progresso ad esempio con gli studi nel campo del diritto.
La lingua come strumento evoluto di comunicazione fu diffusa dai romani in quasi tutta Europa, Gran Bretagna compresa. I paesi neolatini ne trassero grandi benefici, e perfino i Germani apprezzarono la logica intrinseca del latino.
I Britanni invece presero l’alfabeto latino e sembra quasi che non abbiano capito come usarne le lettere. Non c’è vocale che abbia conservato in inglese il suono originario. Essi arricchirono i loro poveri dialetti con articolati vocaboli latini, spesso stravolgendone il significato, ma della logica latina non capirono nulla.
Per arrivare all’inglese moderno bisogna risalire al 1529 quando un oscuro monaco a nome William Tindale tradusse la bibbia dal latino in un inglese che egli cercò di ricavare scegliendo termini e modi di dire fra gli svariati dialetti in uso. La diffusione di quella traduzione costituì la base unificante della moderna lingua inglese, che andò a sostituire il latino parlato dai sacerdoti e il francese usato nelle corti reali.
Quindi l’inglese moderno non fu mai soggetto a quel raffinato processo di purificazione e razionalizzazione che ritroviamo oggi nelle grammatiche dell’italiano, del francese o dello spagnolo. L’inglese neppure possiede una grammatica ma è tuttora a livello di dialetto incolto.
Se poi osserviamo che i vocaboli di radice anglosassone sono per la maggior parte inarticolati monosillabi con una confusa ed equivoca fonetica, siamo portati a concludere che la diffusione dell’inglese come lingua globale costituisca la perdita pressoché totale degli altissimi livelli evolutivi raggiunti nel passato. Perciò, anche volendo mettere da parte ogni motivazione di orgoglio nazionalistico, è un vero peccato sostituire o inquinare la nostra lingua al vertice dell’evoluzione con elementi rozzi e primitivi.
Prendiamo la parola “esaustivo” oggi largamente usata al posto di “esauriente”.
Nel dizionario linguistico Melzi non esiste. Se cerchiamo “esausto” troviamo: <Di persona che non ha più sue forze o risorse o ricchezza – Dissanguato, sfinito – Frollo – Consumato, sfatto>
Quindi se esausto si intende di persona, non è consentito affermare che una “batteria è esausta” ma si deve dire “esaurita”. Nessun motivo logico spiega questo neologismo se non l’ignoranza di colui che ha frequentato la scuola senza profitto e costruisce la propria cultura scimmiottando i somari della televisione, indifferente ai danni di impoverimento che provoca alla lingua italiana.
Gli inglesi come al solito prendono vocaboli latini (perché la loro misera lingua non ne possiede l’equivalente) usandoli a sproposito e l’italiano medio adotta la novità impoverendo la propria lingua, nella convinzione di essere aggiornato.
Una volta esisteva in Italia una “classe colta”, quasi tutta uscita dal liceo classico, alla quale si dava la parola che serviva da esempio per tutti gli altri. Oggi il megafono di internet e della televisione amplifica la voce di chiunque e più sono incolti, ignoranti e di sinistra, più urlano. Ed è così che si manda in soffitta il congiuntivo e che si legittima volgarità e violenza.
Persone educate come medici e scienziati, che sono abituati a colloquiare in inglese, quando tornano all’italiano parlano traducendo maccheronicamente l’inglese: cosa vi sembra quando un “professore” dice: -ho un paziente severo-?
Con una classe di intellettuali italiani di questo tipo: bye bye Italia… dissolvimento di una nazione che esiste solo per pochissimi.
Mi permetto ancora di evidenziare un altro breve esempio di incoerenza inglese (ovvero mancanza di logica): l’uso del punto e della virgola.
Da noi la virgola separa argomenti collegati fra loro mentre il punto termina un argomento e gli inglesi adottano lo stesso principio nella scrittura.
Nell’aritmetica invece, gli inglesi separano un numero dai suoi decimali con un punto quando logica impone che si usi la virgola in quanto il decimale fa parte del numero, non è un altro argomento. Ma già, le usanze tribali della Gran Bretagna prevalgono su ogni tipo di logica. Ora, considerando che gli inglesi hanno imparato il sistema decimale da noi in tempi recentissimi e che neppure lo hanno ancora digerito (vedi gli americani andati sulla Luna con pollici libbre e galloni), è paradossale che noi ci pieghiamo alla loro usanza concettualmente sbagliata. Eppure perfino eminenti scienziati italiani hanno dimenticato che i decimali si separano con la virgola.