Storia

CACCIATORPEDINIERE GIOBERTI
Cacciatorpediniere GIOBERTI

Cenno storico

216 missioni di guerra, 74.071 miglia percorse, 197 giorni trascorsi in bacino a riparare le ferite subìte in combattimento: sono questi gli impressionanti numeri che fanno del Vincenzo Gioberti l’unità della Regia Marina forse più attiva nel teatro bellico del Mediterraneo fra il 10 giugno 1940 ed il 9 agosto 1943, giorno del suo affondamento. Protagonista nelle battaglie di Capo Teulada, Punta Stilo e Capo Matapan, il cacciatorpediniere Vincenzo Gioberti ha partecipato anche ad innumerevoli e pericolosissime azioni di scorta di convogli nazionali verso l’Africa.

E’ stata una nave molto veloce, gregaria di corazzate ed incrociatori ma sempre pronta a divenire protagonista qualora la minaccia verso il naviglio cui offriva protezione si fosse fatta seria. Anzi, spesso proprio per il ruolo che ricoprivano, toccava proprio ai caccia ingaggiare per primi il nemico.

affondamento del Cacciatorpediniere GIOBERTI

L’insidia subacquea era sempre presente ed i cacciatorpediniere non erano le navi più adatte ad affrontarla. A guerra inoltrata sarebbero state le corvette, dotate anche di motori elettrici e di ecogoniometri, a sostituirli nella caccia antisom. Ed il Vincenzo Gioberti, dopo averne passate di tutti i colori, fu proprio vittima di un sommergibile inglese paradossalmente in una delle traversate più sicure della sua movimentata carriera. Il 9 agosto 1943 salpò da La Spezia, al comando del capitano di fregata Carlo Zampari (alla sua prima missione di guerra), con i cacciatorpediniere Mitragliere e Carabiniere, di scorta alla VIII Divisione (incrociatori leggeri Garibaldi e Duca d’Aosta) diretta a Genova. Alle 18.24 la formazione fu avvistata al largo di Punta Mesco dal sommergibile britannico HMS Simoom, che lanciò quattro siluri contro il Garibaldi; questi riuscì di evitarli con la manovra ma il Gioberti, che era dietro l’incrociatore, eseguì una manovra sbagliata (aumentò la velocità ma rimase sulla medesima rotta) e, centrato da due siluri, si spezzò in due: la poppa saltò in aria, la prua, spinta dall’abbrivio, proseguì per qualche centinaio di metri prima di sbandare sulla dritta ed affondare a sua volta, a circa cinque miglia per 210° da Punta Mesco. 171 superstiti del Gioberti furono recuperati da alcuni MAS e da altre unità partite da La Spezia.

(Da Ugo Gerini)

Il numero delle perdite fra caduti e dispersi non è noto ma potrebbe essere stato fino a 95.