Relitti Antichi
Relitti Antichi
Da oltre 10 anni il catamarano DAEDALUS naviga nelle acque del Tirreno sperimentando apparecchi e strumenti per l’esplorazione dei fondali marini a grande profondità.
2002
Nel 2002 lo speciale sonar a scansione laterale a lungo raggio rivela la presenza di un oggetto alla profondità di circa 300 metri sull’orlo di un canalone sottomarino nel Golfo dell’Asinara, fra Corsica e Sardegna. Per sapere di cosa si tratta esiste solo un modo: andare a vedere.
A quel tempo a bordo del catamarano era imbarcato il PLUTO UX, il numero 1 dei Pluto, il prototipo nato nel 1980 e servito poi come piattaforma per sperimentare tutti gli sviluppi successivi. Il PLUTO UX è progettato per scendere fino a -300 m ma si decide che ha margini sufficienti per superare quel limite per poter ispezionare il contatto fino a -330 m.
Dopo aver determinato con precisione la posizione del contatto mediante successivi passaggi per incrociare vari rilevamenti sonar, si dispone il catamarano sulla verticale del punto e si attiva il suo sistema di posizionamento dinamico per rimanere automaticamente stazionario.
Il PLUTO viene fatto scendere verticalmente trascinato da una zavorra a perdere.
Una volta sul fondo la zavorra viene sganciata con un telecomando e il veicolo rimane in grado di muoversi liberamente. A questo punto attiva il proprio sonar di navigazione con il quale guarda intorno a sé oltre il limite di visibilità della telecamera. Ad alcune decine di metri rileva la presenza del contatto cercato, naviga in quella direzione per avvicinarlo, con prudenza non conoscendo la natura dell’oggetto che potrebbe anche essere rischioso per gli impigliamenti. Invece dall’oscurità emergono le prime anfore di una grande distesa.
La maggior parte del carico di questa nave romana
risultano essere anfore del tipo Beltran IIB provenienti
dalla Betica (Spagna, Cartagena) e presumibilmente
contenenti salsa di pesce “garum”.
La nave era
evidentemente diretta a Roma e durante il passaggio
nelle Bocche di Bonifacio è stata sorpresa da una
burrasca di maestrale che ne ha provocato
l’affondamento. Il tutto verso il II o III secolo dopo Cristo.
Questo relitto risulta essere stato ripetutamente danneggiato da passaggi di reti a strascico che hanno stravolto tutto lo strato superiore di anfore con moltissime rotture anche recenti.
2007
Nel 2007 il catamarano DAEDALUS, con equipaggio limitato a Guido Gay ed una seconda persona, esplora i fondali del Golfo dell’Asinara mediante un sonar perfezionato ma di tipo analogo al precedente e trova un secondo relitto
antico romano a 200 m di profondità.
Il giacimento subito identificato dal PLUTO UX rivela
una quantità moderata prevalente di anfore tipo
Almagro 51 databili al IV secolo DC e un monticello
formato da una concrezione che potrebbe ipotizzare
un carico di minerali.
Questi ritrovamenti vengono regolarmente denunciati alla locale Soprintendenza ai Beni
Archeologici di Sassari con la denominazione DAEDALUS 1 e DAEDALUS 2.
Sempre nell’estate del 2007 i contatti intensificati con le Autorità portano all’esecuzione di una serie di ricuperi di anfore.
2010
Nel 2010 Guido Gay imbarca sul catamarano DAEDALUS il nuovissimo PLUTO PALLA, un veicolo subacqueo telecomandato capace di scendere a -2000 m e con caratteristiche di estrema innovazione. Questa situazione rende fattibile la ricerca del relitto della Corazzata Roma, quindi si intensificano le esplorazioni e il veicolo supera le prime prove identificando ben cinque nuovi relitti antichi romani, semplicemente scendendo a riconoscere visivamente la natura di contatti sonar rilevati in precedenti ricerche. Alcuni risultano essere semplicemente degli scogli ma per altri veder sbucare dal buio mucchi di anfore è sempre molto emozionante lasciando immaginare quali sciagure marine stiano dietro a questi resti di tanto tempo fa.
Il relitto DAEDALUS 3 viene identificato
a 500 m di profondità.
Il carico è vario e comprende anfore tipo
Dressel 20 all’epoca usate per trasportare olio
e Almagro 51 per il garum.
Questo definisce bene la provenienza dalla
Betica e l’epoca intorno al III secolo DC.
Risulta quindi evidente la rotta fra la Spagna
e Roma con traversate in alto maree il
passaggio delle pericolose Bocche di Bonifacio.
A -400 m si scopre il DAEDALUS 4.
Anfore in prevalenza greco-italiche,
quindi databili al periodo repubblicano.
Sono in vista anche tre ceppi d’ancora
in piombo.
Sempre sperimentando il sonar a lungo raggio si è voluto andare a verificare la natura di una macchiolina confusa fra le rocce di un costone emergente dal fondale fangoso. Così si è scoperto il relitto DAEDALUS 5 a -150 m appartenente ad una imbarcazione in legno vecchia ma non antica carica di blocchi squadrati di granito locale, trachite rosa.
Infine, sempre nel Golfo dell’Asinara, un tenue contatto sonar alla profondità di -800 m visibile solo da certe direzioni, si è rivelato alla telecamera del PLUTO PALLA come un nuovo giacimento di anfore, il DAEDALUS 6, il più profondo, il più difficile da trovare perché giacente su un pendio fangoso, e senza dubbio molto interessante sia perché non disturbato dalle reti da pesca sia perché composto da un carico misto di anfore che rivelano un percorso costiero dalla Lusitania alla Betica fino alla Gallia, poi la discesa fatale nelle Bocche. Interessante anche per la scoperta di due anfore di foggia rara o sconosciuta.
Vista l’abbondanza di scoperte, la Soprintendenza di Sassari decideva di effettuare altri ricuperi di campionamento su ciascuno dei relitti localizzati, per cui Guido Gay realizzava nell’officina di
bordo del DAEDALUS un attrezzo che permetteva al PLUTO di agganciare le anse delle anfore per sollevarle fino in superficie. Allo scopo si utilizzava anche il veicolo PLUTO 1000 presente a bordo.
Si effettuava anche il ricupero di una delle
due anfore insolite dalla profondità di -800 m.
Quest’ anfora curiosamente presenta un foro sul fondo
predisposto probabilmente per l’inserimento di uno
zipolo, un rubinetto che permetteva all’equipaggio
di spillare vino.
Nello stesso anno 2010, il DAEDALUS sulla via del ritorno dalla Sardegna al suo porto di La Spezia,
trovava altri due interessanti relitti romani: DAEDALUS 7 al largo dell’isola Capraia a -400 m,
carico di anfore greco italiche antiche,
la piuma cresciuta sull’anfora è una forma non
comune di corallo nero:
Parantipathes larix
e DAEDALUS 8 al largo dell’isola Gorgona
a -500 m, carico di anfore Dressel 1.
Ambedue questi giacimenti sono relativamente
poco disturbati dalla pesca a strascico, sono stati
dichiarati alla Soprintendenza della Toscana
e per il momento non si hanno notizie che li
riguardino.
2011
Nel 2011 sempre in modo fortuito durante i transiti del catamarano e sperimentando nuove e sempre più progredite attrezzature costruite durante l’inverno, vengono localizzati altri quattro relitti antichi.
Il DAEDALUS 9 poco a Nord dell’isola Capraia in -150 m d’acqua, un giacimento quasi spianato dai passaggi delle reti a strascico.
Seguito dal DAEDALUS 10 a Sud dell’isola Capraia a -400 m, con un carico di anfore greco italiche antiche molto danneggiate.
A Settembre sulla via del ritorno si scopriva il DAEDALUS 11 a -300 m a ponente della Capraia in acque della Corsica. Purtroppo anche questo relitto si trova molto esposto alla pesca e risulta distrutto e disperso.
Ancora un ritrovamento inaspettato ed
improbabile il DAEDALUS 12 a -400 m
in acque liguri a Sud dell’isola del Tino,
presenta un carico di anfore greco italiche
antiche databili al II/III secolo avanti Cristo,
danneggiato dalla pesca ma ancora
interessante e al quale è stata data una certa
pubblicità.
2012
Nel 2012 il DAEDALUS navigando a Sud
verso la Sardegna per andare a scoprire
il relitto della Corazzata Roma, si imbatteva
in acque della Corsica
nel relitto romano DAEDALUS 13 ad una profondità di -300 m
con un carico metà di anfore
e per l’altra metà di vasellame,
brocche e lucerne, giudicato successivamente
di estremo interesse dal DRASSM,
la Soprintendenza francese.
Nella navigazione di ritorno al Nord
sempre transitando con tempo calmo
lungo la costa della Corsica di notte
in solitaria, Guido Gay
decide di andare a vedere una eco
sonar strana sul pendio di un canalone
ed ecco scoperto il relitto romano DAEDALUS 14 a -400 m, anche questo
ritenuto interessante per l’epoca antica
e per l’ottimo stato di conservazione.
2013
Nel 2013 nuovi ritrovamenti avvengono sempre nella zona frequentata delle Isole toscane e Corsica.
DAEDALUS 15 nell’area di Macinaggio
a -300 m di profondità.
Prevalenza di anfore Galliche 4,
databili al secondo secolo d.C.
DAEDALUS 16 al largo dell’isola Gorgona
a -465m,
carico uniforme di anfore Dressel 1.
DAEDALUS 17 al largo della Gorgona
a -400 m
molto interessante per un carico misto
di anfore Rodie, di anfore puniche
ed alcune brocche di forma elegante.
Sembra databili al primo o secondo
Secolo avanti Cristo.
Nave proveniente dall’oriente diretta forse
A Marsiglia.
Su questo giacimento, con la direzione
e la sorveglianza della Soprintendenza
ai Beni Culturali sommersi della Toscana,
è stato eseguito il ricupero
di un’anfora Rodia.
All’interno dell’anfora si sono rinvenuti
abbondanti resti di ciò che doveva essere
il contenuto: una quantità di piccoli semi.
Prossimamente è previsto
il ricupero di una brocca,
sempre a titolo di campionamento.
DAEDALUS 18 a Nord di Capo Corso
a -400 m
ciò che sembrava essere un mucchio di sassi
su di un fondale piano e fangoso, ad un esame
della Soprintendenza francese è risultato
essere il carico di blocchi di ossidiana di una
nave antica affondata.
Due anfore testimoniano del naufragio.
2014
DAEDALUS 19 al largo di Bastia
a -400 m
Le anfore sono sparpagliate a causa della pesca a strascico.
DAEDALUS 20 molto a Ovest della Gorgona
a -400 m
un carico di Dressel 1 e la vista di un ceppo d’ancora.
DAEDALUS 21 molto al largo in acque liguri, a -500 m
un carico antico ben conservato perché poco danneggiato dalla pesca a strascico, con il rinvenimento di ben 4 ceppi d’ancora che definiscono la posizione della prua del relitto, anfore Dressel 1 e vasi.
Databile, pare, intorno al II sec. a.C.
DAEDALUS 22 fra Capraia e Corsica, a -400 m
Carico uniforme di anfore Almagro 51C per salsa di pesce. Proveniente dalla Lusitania, III sec.d.C.
DAEDALUS 23
27 miglia a Ovest di Livorno,
a -500 m
giacimento molto ben conservato
perché poco frequentato dai pescherecci.
Anfore di vari tipi, molte senzapuntale
ma con fondo piano.
2015
DAEDALUS 24 al largo di Bastia,
a -400 m
carico uniforme di Dressel 1B
DAEDALUS 25 al largo di Capo Sagro, a -500 m
anfore greco italiche
questo è il relitto della cernia (30kg)
2016
DAEDALUS 26
Un peschereccio di Santa Margherita trovava nelle reti 4 anfore romane. Molto correttamente le consegnava ai Carabinieri.
La Soprindendenza della Liguria prendeva in consegna i reperti e mi contattava per localizzare il giacimento.
Il peschereccio aveva dato riferimenti del percorso di pescata ma non sapeva dove aveva incontrato il relitto.
Ho quindi preso i riferimenti e con una sola passata sonar ho localizzato il relitto circa 20 miglia a sud di Portofino.
Il PLUTO PALLA subito inviato a vedere scopriva un notevole tumulo di anfore Dressel 1 con l’insolita presenza di quello che ho supposto essere anfore brindisine.
A 720 metri di profondità non ci sono nè gamberoni rossi nè i grossi gronghi loro predatori, invece accquattata fra i cocci una grossa rana pescatrice sventolava la sua esca.
Appariva anche un misterioso “pesce spillo” di cui ho rubato solo una foto sfuocata.
Il dott Francesco Enrichetti dell’Università di Genova ha identificato questo pesce abissale come uno Stomias boa.
Lo “spillo” è un’appendice luminosa che fa da esca, si tratta di un barbiglio.
DAEDALUS 27
Ritornando a La Spezia dalla Sardegna ho inviato il nuovo MULTIPLUTO a vedere un vecchio contatto sonar rilevato dieci anni fa.
E’ risultato essere un nuovo relitto di nave romana.
Quasi ogni ritrovamento ha delle particolarità uniche, ma questo, che giace a 600 metri di profondità a ponente dell’isola Pianosa, è assolutamente intatto, nel senso che nessuna rete da pesca a strascico lo ha mai disturbato. Molto significativo confrontarlo con la devastazione di quasi tutti gli altri relitti. Per qualche cassetta di gamberoni si cancellano reperti e manufatti di duemila anni fa, quasi come le deliberate devastazioni degli odierni fanatici musulmani.
Questo giacimento mostra una nave carica di anfore Dressel 1 ancora intatte e ordinate come erano state stivate e di una grande quantità di tegole e canali in terracotta. Sono visibili pure due ceppi d’ancora nella posizione originaria a prua (ovviamente ogni parte in legno è scomparsa).
DAEDALUS 28
Un tenue contatto sonar al largo di Capo Sagro in Corsica e MULTIPLUTO sceso a vedere scopre un carico di nave romana affondata, carico composto da anfore e da una grande quantità di oggetti come sassi, rimane da scoprire di che mercanzia si tratta.
Profondità 600 metri.
DAEDALUS 29
Un ultimo tuffo del MULTIPLUTO per trovare altri resti di nave romana affondata.
Si trova a 300 metri di profondità a 7 miglia a levante di Macinaggio estremo nord della Corsica.
E’ in acque francesi per cui non ho fatto un’ispezione dettagliata. Ho visto solo un avvallamento con anfore trascinate lì dalle reti a strascico. Il giacimento principale non l’ho ispezionato. Ho rilevato la presenza di anfore Dressel 1C in associazione ad anfore Brindisine. Se gli archeologi confermeranno si tratterà di una situazione poco nota che potrebbe comprovare nuovi traffici marittimi antichi.
DAEDALUS 30
Ancora a settembre un intervallo di tempo buono ha consentito di andare sul relitto DAEDALUS 17 per ricuperare alcuni reperti di concerto con la Soprintendenza della Toscana. Lì vicino c’era un contatto sonar rilevato molto tempo fa e mai esplorato. Un tuffo del MULTIPLUTO a -500 m ha rivelato un vasto giacimento di anfore abbastanza ben conservato che comprende anfore del tipo Oberaden 74 e Laetana 1 di origine spagnola databili al primo secolo dC.
DAEDALUS 31
Un giacimento rilevato nel 2015 e trascurato, ora sembrerebbe essere costituito dalla zavorra di una nave romana.
Si tratta di un mucchio di sassi arrotondati come di fiume o di battigia.
Sarà necessaria un’altra ricognizione per scoprire altri dettagli.
Profondità -300 m a nordest di Campoloro in Corsica.
2017
DAEDALUS 32
Il DAEDALUS ad ogni stagione esce da La Spezia e si dirige a Sud. Ogni volta sceglie un percorso diverso in modo da esplorare il fondale mediante il sonar a scansione laterale fisso a scafo. In questo modo ogni volta allarga la fascia superficie di fondale esplorata di circa un chilometro.
In un primo passaggio del 2017 ha rilevato un contatto alla profondità di circa 250 m a metà via tra il porto e l’isola Gorgona, in una regione molto frequentata dai pescherecci di Viareggio.
Il MULTIPLUTO rapidamente immerso sul sito ha rilevato un importante giacimento di anfore di tipo uniforme Dressel 1 che collocano il relitto fra il II e il I secolo AC.
Purtroppo tutta la parte esposta del cumulo alto circa 2 metri è devastata dal passaggio delle reti a strascico.
DAEDALUS 33 - DAEDALUS 34
A Ovest della Gorgona a profondità di 400 m era stato trovato nel 2014 il relitto DAEDALUS 20.
Nello stesso periodo erano state pure rilevate al sonar altre due anomalie non identificate. Quest’anno siamo andati ad immergere il MULTIPLUTO per vedere di cosa si trattasse e con grande sorpresa abbiamo scoperto i resti di due naufragi di navi romane a brevissima distanza l’una dall’altra, circa 900 metri.
Sembra piuttosto improbabile che due navi simili nel carico di Dressel 1 e nelle dimensioni siano affondate nello stesso punto in epoche diverse. Appare più verosimile la congettura che navigassero di conserva sulla stessa rotta e che per esempio abbiano avuto una collisione notturna con cattivo tempo. Questa idea potrebbe essere una prova che all’epoca si potesse navigare in convoglio.
Ancora più strana la presenza dell’altro relitto Daedalus 20 solo 3000 metri più ad Ovest, sempre carico di Dressel 1.
DAEDALUS 35
Ultimo ritrovamento di relitti romani del 2017 un giacimento di anfore Dressel 1 molto rovinate dalla pesca a strascico, situato a Sud del Tino a profondità di 300 metri, in piena zona di pesca delle barche di Viareggio. Il fondale circostante è sconvolto dai solchi dei divergenti delle reti e uno di questi è stato perso rimasto incastrato fra le anfore.
2018
DAEDALUS 36
A poche miglia Nord Ovest di Capraia a profondità di 100 m, un giacimento di anfore è stato completamente devastato dalla pesca a strascico. Si tratta di anfore prevalentemente del tipo Gallica 4 che trasportavano vino dalla Gallia a Roma nel II sec DC.
DAEDALUS 37
Ritrovato in 300 metri di profondità, a poche miglia Nord Ovest dell’isola della Gorgona, il carico lapideo di una nave romana presumibilmente partita dal porto di Luni e diretta a Roma. Si tratta di blocchi squadrati di marmo delle cave di Carrara fra i quali un grande pezzo sbozzato con forma difficile da definire. Le poche anfore Dressel 1 nei dintorni testimoniano di un periodo repubblicano tra il II sec AC ed il primo sec AC.
2019
DAEDALUS 38
Navigazione verso l’isola Capraia ad inizio della stagione. I sonar del catamarano DAEDALUS segnala una anomalia evanescente ma interessante. Gli giriamo intorno prendendo con il sonar altre immagini, i contorni si precisano meglio, decidiamo di fermarci e lanciare il veicolo MULTIPLUTO per vedere di cosa si tratta: ed ecco apparire sugli schermi il cumulo di anfore dell’ennesimo relitto romano.
E’ un giacimento di piccole dimensioni poco disturbato dalle solite reti a strascico, profondo 500 metri con anfore di origine betica e tarragonese, fra le quali tipo Dressel 1C, Oberaden 74 e Laetana 1, del periodo a cavallo fra repubblica ed impero.
DAEDALUS 39
Seconda missione dell’anno da La Spezia a Capraia. Navigazione con sonar in funzione, improvvisamente su un fondale di 570 metri appare un segnale piccolo netto dalla forma tipica del relitto romano. Subito iniziamo le procedure per lanciare il MULTIPLUTO e verificare visivamente.
Dall’oscurità appaiono le prime anfore che confermano il ritrovamento di un relitto antico romano.
Il giacimento è imponente, lungo più di 25 metri e alto 2,5 m. Carico uniforme di migliaia di anfore Dressel 1A, poche anfore tipo Lamboglia 2, quattro ceppi d’ancora in piombo delimitano la prua e a poppa affiora un’ancora intera priva di ceppo. Sulla sommità del mucchio una olla isolata e integra. Molte anfore decapitate anche di recente e un pezzo di rete testimoniano dei danni causati dalla pesca a strascico. Datazione approssimativa fine II sec AC.
DAEDALUS 40
Terza missione dell’anno per il catamarano Daedalus, in navigazione dalla Corsica a La Spezia. Il sonar a scansione laterale localizza, a ponente dell’isola Gorgona, due contatti a poca distanza uno dall’altro.
A una profondità di 500 m appare un piccolo segnale con la forma tipica del relitto. Iniziamo subito le procedure per lanciare il Multipluto e verificare visivamente. Dall’oscurità compaiono le prime anfore che confermano il ritrovamento di una antica nave romana. Il carico di anfore del tipo Dressel 1B e Lamboglia 2, risulta piuttosto ben conservato, anche se alcune sono rotte, probabilmente a causa del passaggio di reti a strascico. Dal tipo di anfore trasportate si può dedurre che la nave appartenga al periodo repubblicano, tra il II sec a.C. ed il I sec a.C.
Le immagini del Multipluto mostrano anche diversi oggetti quali piatti, brocche e vasellame, probabilmente appartenenti all’equipaggio.
DAEDALUS 41
Nell’ambito della stessa esplorazione, il sonar a scansione laterale del catamarano Daedalus indica, nella stessa area, un secondo contatto a 400 m di profondità. Di nuovo facciamo scendere il Multipluto ad ispezionare il fondale. Si tratta di un altro relitto di nave romana, carico di anfore Dressel 1C, databile approssimativamente alla fine del II secolo a.C. Sul fondale sono presenti anche piatti ed altro vasellame, probabilmente stoviglie ad uso dell’equipaggio. Nonostante alcune anfore siano rotte, anche in questo caso, il carico appare piuttosto ben conservato. Chiaramente visibile a prua del relitto un ceppo d’ancora.
Grazie a questi due nuovi ritrovamenti, si consolida l’ipotesi che quest’area, a ponente dell’isola Gorgona, sia un vero e proprio cimitero di navi naufragate. Ora sono 7 i relitti romani ritrovati a pochissima distanza uno dall’altro.
2020
Sulla via del ritorno dalla Sardegna, il nostro catamarano DAEDALUS passa le bocche di Bonifacio e risale al largo di Porto Vecchio in Corsica eseguendo una passata sonar adiacente ad una precedente dello scorso anno. Su un fondale di oltre 700 metri si nota una eco di forma consueta ai relitti romani. Ci fermiamo e caliamo il MULTIPLUTO.
Troviamo subito un cumulo di anfore DAEDALUS 42, ma la sorpresa aumenta quando eseguiamo l’ispezione ai resti di una nave relativamente grande con migliaia di anfore Dressel 1 e anfore adriatiche, oltre a ben 5 ceppi d’ancora ed una quantità di vasellame diverso, che rendono il ritrovamento archeologicamente molto interessante. Ma la sorpresa maggiore sta nell’osservare un relitto mai danneggiato dalle reti a strascico, situazione abbastanza rara.
2021
Il 13 Giugno, durante la navigazione dall’Isola d’Elba a Santa Margherita Ligure, abbiamo localizzato un contatto grazie al sonar a scansione laterale e in seguito, grazie all’immersione esplorativa del nostro robot Pluto lo abbiamo indentificato come un relitto di epoca romana.
Questo relitto di piccole dimensioni, denominato da noi DAEDALUS 43, si trova ad una profondità di 200 m a poche miglia sud dell’isola Gorgona ed è composto da due raggruppamenti di anfore che presumiamo essere del tipo Dressel 20 e Dressel 23, usate per il trasporto di olio e olive, databili al III sec. d.C.
Parte di queste anfore risultano danneggiate, anche di recente, dall’attività della pesca a strascico e in parte infangate.
Purtroppo il problema della pesca a strascico sui relitti antichi di questa zona rimane ad oggi ancora irrisolto.
Questi giacimenti di anfore sul fondale uniforme fangoso costituiscono delle isole dove trovano rifugio i prelibati gamberoni, numerosi nella stagione della riproduzione (Maggio-Giugno) e di grossi gronghi che ingrassano a gamberoni, mustele, una specie di scorfano, i granchi Munida le cui chele diritte tipo bastoncini cinesi sono manovrate con scatti fulminei per acchiappare al volo gli anfipodi o pulci di mare, il granchio Paromola o granceola che usa l’ultima coppia di zampe per afferrare oggetti con cui si copre la testa, qualche volta si vedono anche aragoste e cernie.