ANCHE IL MARE SOFFRE
Cosa vedo vagabondando nelle profondità del mare Mediterraneo?
Mare verde, plancton e plastica.
Cominciamo dalla plastica.
Gli organismi marini distruggono tutto il materiale organico più o meno lentamente.
Antichi tessuti in fibra vegetale e vecchi cordami scompaiono in meno di 50 anni: per esempio sul relitto della corazzata Roma le cuffie dei cannoni e la tela dell’aereo sono già svaniti. Anche il teck del ponte sarà mangiato, ma è legno molto duro, durerà almeno un millennio.
Esaminate invece questa foto:
è il relitto di un peschereccio,
la rete è di nailon, il corallo
bianco che vi si è installato
ha impiegato almeno 50 anni
per crescere così,
non c’è segno di degrado per
la rete mentre la ruggine
divora il ferro più velocemente.
Sul fondo abissale si accumulano i residui umani, della pesca come reti o fili dei palamiti, o ben più semplicemente immondizia plastica, resti destinati a rimanere presenti per millenni.
Il plancton.
In tutte le riprese visive l’acqua fino a 2000 metri di profondità è intorbidita da boccoli di zooplancton che fluttuano senza cadere sul fondo.
Noi lo vediamo ora con le nuove macchine che permettono di scendere così in profondità e non sappiamo com’era la situazione di un secolo fa.
Lo zooplancton è il secondo gradino della scala alimentare, a sua volta alimenta tutti gli altri organismi. In stragrande maggioranza si nutre del verde fitoplancton che prospera vicino alla superficie.
Oggi il mare costiero non è più blu come lo ricordano gli anziani: è diventato verde.
Si tratta del risultato dei rifiuti delle attività umane che i fiumi portano al mare.
Sono fertilizzanti che fanno prosperare le microalghe, vegetali verdi per la clorofilla, le quali assorbono anidride carbonica e servono da alimento per tutti gli altri organismi fino ai pesci anche profondi. Per ora questo aumento di vegetali è benefico e attenua l’impoverimento dovuto alla pesca. Salvo assistere periodicamente ad esplosioni demografiche di singole specie, come ad esempio la medusa velella, che finiscono per imputridire a mucchi sulle spiagge.
Guardando a monte ricordo il fiume Magra 50 anni fa, si vedeva il fondo a 3 metri ed era un piacere farci il bagno, oggi la visibilità è di mezzo metro e non invita.
Se trovate un’immagine da satellite dell’Arno vedrete partire dalla foce una striscia marrone che arriva fino alle 5 Terre. Tutto questo malgrado gli impianti di trattamento acque reflue.
Navigando assisto al progredire del degrado anno dopo anno e constato che il verde arriva sempre più al largo.
La spiaggia della Pelosa di Stintino in Sardegna, famosa per tutte le gradazioni di turchese ora mostra le sfumature del verde.
Dunque siamo alle solite: troppi umani, troppi consumi e inquinamento in progressione.
Bene le contromisure che la tecnica consente (esempio i sacchetti di plastica biodegradabile), ma rischiano di essere palliativi alla rincorsa dei disastri.
L’unico rimedio a lungo termine è porre un limite alla crescita degli umani.
Quante famiglie da noi decidono di non fare un figlio in più perché l’appartamento è troppo piccolo o il bilancio troppo magro? Semplice e comprensibile, no? Agire diversamente sarebbe stupido.
Non vi pare che questo atteggiamento responsabile andrebbe applicato al mondo intero?
E invece stiamo qui a guardare senza muovere un dito a favore dell’unica soluzione del problema: non più di 2 figli a coppia.
I paesi ricchi aiutino i poveri ma solo a precise condizioni.
E chi non ci sta dovrà essere punito.
Come in Cina. Perché non prendiamo esempio?
L’alternativa sarà drammatica ma forse già oggi è troppo tardi.