Ritrovamento

COME HO RITROVATO IL RELITTO DEL PRINCIPE UMBERTO


(di Guido Gay)

Avevo il Principe Umberto in lista di attesa da alcuni anni.  Dopo il TRANSYLVANIA  e la Corazzata ROMA, la storia non ricordava altre grandi navi importanti affondate in fondali profondi, sconosciuti ma accessibili ai nostri mezzi. Il Principe Umberto rimaneva ancora da trovare. Era stato il più grave disastro navale della Prima Guerra Mondiale. Il Canale d’Otranto, per noi basati a La Spezia, è un po' fuori mano, da molti anni non abbiamo frequentato quei mari. In questa estate del 2022 abbiamo riunito alcuni interessi nei mari pugliesi e a Malta che ci hanno fatto decidere di intraprendere questa trasferta. A viaggio iniziato, tutte queste motivazioni sono poi sfumate ma eravamo in navigazione e abbiamo proseguito verso la Grecia e l’Albania.
Il piroscafo affondato percorreva la rotta da Capo Linguetta in Albania, verso il capo di Santa Maria di Leuca per poi dirigere a Taranto.  E’ sempre difficile localizzare presunti relitti con il nostro sonar a lungo raggio. Le posizioni che si ricavano dai racconti storici e dagli archivi sono quasi sempre molto approssimative se non addirittura fuorvianti.
Nel Canale d’Otranto c’è anche il relitto del cacciatorpediniere IMPETUOSO  e  nei pressi del Capo il relitto dell’incrociatore francese Léon Gambetta, anche lui affondato dallo stesso sommergibile U5 che affondò il Principe Umberto.  Abbiamo deviato un poco le nostre rotte per passare con il sonar sui due siti indicati dagli archivi e non abbiamo visto nulla. Il piroscafo invece percorreva una rotta precisa e sarebbe bastato ripercorrere la rotta del convoglio per localizzarlo con relativa facilità.

Ci siamo stabiliti per alcuni giorni nel porticciolo pugliese di San Foca e da lì siamo partiti per una missione di scoperta sonar. Siamo transitati prima sul sito dell’Impetuoso, come detto senza soffermarci a cercarlo, poi ripercorriamo la famosa rotta e appena fuori dalle acque territoriali albanesi compare sul tracciato sonar una anomalia importante.  Facciamo vari passaggi per vederlo da direzioni diverse. Sembra un oggetto lungo più di cento metri e in un passaggio si vede anche l’ombra, segno che l’oggetto ha una certa elevazione dal fondo. Siamo quasi certi di averlo trovato. Ne determiniamo la posizione esatta e rientriamo.
Tranquilla navigazione verso Otranto. Mentre prendiamo sole sul ponte, arriva un uccellino che si posa stanco e tutto bagnato. Nulla di speciale, molto spesso uccelli si posano a bordo per riposare. Stiamo attenti a non disturbarlo ma lui una volta asciutto saltella intorno incurante della nostra presenza.   Si tratta di un fringuellino dal becco insettivoro,  si chiama Luì piccolo.  Mai abbiamo visto un uccello selvatico svolazzarci intorno e addirittura farlo posare sul dito e gradire delicate carezze. E’ rimasto con noi per tutto il giorno, poi vicini ad Otranto è volato via verso la costa con il sole al tramonto.

Infine lasciamo San Foca e dirigiamo verso la Grecia.  Passiamo sul sito e proviamo a immergere il nostro Multipluto, il veicolo filoguidato per riconoscere visivamente il relitto. La corrente nel Canale è forte e rinunciamo all’impresa. 
Volevamo anche visitare le isole greche, quindi arriviamo a Corfù. La burocrazia greca mi innervosisce e decido di rinunciare e dirigere invece in Albania.  Durante lo spostamento ripassiamo sul sito ma troviamo ancora la stessa corrente diretta a nord.  Immagino che possa trattarsi di marea. Ciondoliamo sul posto per 12 ore ma la corrente non cambia. Dunque ci dedichiamo a visitare l’Albania e mi rimane il dubbio di non riuscire ad identificare il relitto.  Alla fine della vacanza la moglie Gabriella sbarca e parte in aereo da Tirana a Trieste. Rimango a bordo con il mio efficiente aiutante Samuel e nel lasciare l’Albania passiamo nuovamente sul sito.  Questa volta la corrente sembra meno forte. Normalmente in Mediterraneo le correnti interessano i primi 50 – 100 m dalla superficie e a profondità maggiore diventa trascurabile. Qui invece abbiamo già inviato il Multipluto fino sul fondo e la corrente rimane per tutti i 930 metri di colonna d’acqua e di conseguenza invece di scendere verticale sotto la barca, viene trascinato molto distante.   Questa volta proviamo a tenere il catamarano Daedalus non sulla verticale del relitto ma ad un centinaio di metri a monte della corrente. La manovra si dimostra efficace e il Multipluto atterra nelle vicinanze del relitto.

La procedura impone di guardarsi intorno con il sonar del veicolo per trovare il relitto.
Subito compare l’eco di un grande oggetto rettilineo (la fiancata del piroscafo).

Dalla cabina di pilotaggio dirigiamo il veicolo per avvicinare il relitto. I movimenti sono cauti e prudenti. I relitti presentano spesso rottami dove non è difficile impigliare il cavo di filoguida del Pluto.  Alla fine compare la visione del piroscafo nella telecamera. Ci troviamo di fronte un fianco dello scafo che giace posato diritto sul fondo.

Dove sarà la prua?
Ci spostiamo verso sinistra e si intravvede la poppa con il sottostante squarcio provocato dal siluro.

Allora ritorniamo sulla destra e percorriamo la fiancata fino a prua.

A circa metà percorso vediamo delle lamiere strappate. Probabilmente la nave è scivolata verso il fondo inclinata in avanti, la prua ha toccato il fondo per prima infangandosi per dieci metri, poi il resto della nave ha fatto perno adagiandosi tutta, ma le sollecitazioni hanno lesionato le strutture quasi rompendo in due lo scafo.

Proseguendo la navigazione subacquea sul fianco destro del relitto, arriviamo alla prua.

Tutte le immagini confermano l’identità del relitto : si tratta senza dubbio del piroscafo Principe Umberto.