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Ritrovamento

FONTE: MARINA MILITARE

Attività di ricerca della Roma

Le attività di ricerca della corazzata Roma svolte dalla Marina Militare nel Golfo dell’Asinara si sono protratte negli ultimi 15 anni.
Inizialmente furono eseguite semplici attività esplorative per la raccolta dei dati idrografici e geofisici connessi all’aggiornamento della cartografia ufficiale edita dall’Istituto Idrografico della Marina, fino a raggiungere un’estesa e completa mappatura dei fondali del Golfo dell’Asinara nel 2007 con una complessa attività in mare che ha visto operare varie Unita della Marina e team di idrografi e subacquei esperti di ricerca su alti fondali.

Una prima fase di ricerca, svolta dal 1996 al 2003, ha visto impegnate le unita idroceanografiche MAGNAGHI (1996 e 2000) e MIRTO (1997) in esplorazioni di aree circoscritte ai punti di affondamento riportati dall’archivio storico della Marina Militare. Queste evidenziarono, su fondali non superiori a 300 metri, specifiche anomalie successivamente investigate da unita Cacciamine e da Nave ANTEO (2001-2003); gli esiti a suo tempo furono negativi.
I limiti di impiego dei sistemi e mezzi di allora e la mancata integrazione progressiva dei risultati ottenuti nelle campagne porto, quindi, all’istituzione nel 2007 di una Cellula di valutazione composta di un gruppo di esperti specialisti Marina Militare sia nel campo subacqueo, che nel settore idrografico presso il Comando Subacquei ed Incursori del Varignano, dove nel tempo fu concentrata tutta la documentazione storica/scientifica - anche di carattere prettamente militare - per una completa analisi storica. Sulla base dei dati complessivamente raccolti fu, in seguito, possibile definire una mappatura ambientale del fondale marino estesa a tutto il Golfo dell’Asinara.

La successiva attività di mappatura svolta nel 2007 vide impegnate nave ANTEO e le navi idrografiche ARETUSA e MAGNAGHI, equipaggiate con sistemi di mappatura a copertura totale per la batimetria. I moderni sistemi impiegati consentirono di mappare in modo completo i fondali fino ad una profondità massima di circa 500/600 metri, localizzando circa 100 anomalie compatibili con le dimensioni di due tronconi del ROMA visti affondare il 9 settembre su fondali regolari. Tali anomalie furono poi ispezionate dai ROV PLUTO PLUS e GIGAS, apparecchiature imbarcate sui cacciamine della Marina Militare ma anche in quell’occasione con esito negativo. Quest’ultima attività evidenziò i limiti d’impiego dei sistemi e dei mezzi allora disponibili nell’ambito della Forza Armata.

Dagli esiti della ricerca svolta in questi anni la Marina Militare ha, quindi, maturato la consapevolezza che l’attività di ricerca avrebbe dovuto concentrarsi nelle zone più profonde e morfologicamente tormentate del Canyon presente nelle acque del Golfo dell’Asinara su fondali ben superiori ai 600 metri. Purtroppo, su tali fondali i sistemi e le apparecchiature in dotazione alle unita militari non avevano la risoluzione adeguata per evidenziare i presunti due tronconi affondati del relitto della Roma.
Dal 2007 ad oggi molti altri soggetti, alcuni dei quali hanno richiesto il diretto coinvolgimento della Marina Militare, hanno manifestato la volontà ed hanno condotto un’intensa attività di ricerca in diversi siti dove le anomalie o presunti contatti si sono rilevati. Tutte queste attività di ricerca non sono riuscite a confermare la presenza dei resti della Corazzata Roma nei punti dove si erano verificate le anomalie.

L’attività che, invece, solo recentemente a posto in essere l’Ing Guido Gay titolare della società “Gaymarine S.r.l.”, che da molti anni conduce in zona sperimentazioni di innovative apparecchiature di esplorazione subacquea, da lui ideate e costruite (con particolare riferimento al proprio sistema esclusivo - robot subacqueo - denominato PLUTO PALLA) ha invece dimostrato in maniera inequivocabile, attraverso pregevoli immagini video, che le anomalie registrate dalle sue apparecchiature sono effettivamente i resti del relitto della Corazzata ROMA.
L’intero sistema ideato é completato da sofisticati apparati di processazione dei segnali ed é imbarcato sul catamarano DAEDALUS di proprietà dell’ingegnere.
Per l’occasione, e su invito dello stesso Ing. Gay, sono stati imbarcati su tale unità 2 Ufficiali della Marina Militare (uno specialista idrografo ed un ufficiale specialista in pubblica informazione) alla presenza dei quali é stata confermata l’inequivocabile coerenza delle immagini già riprese per la prima volta il 17 giugno 2012 dallo stesso Ing. Gay e ripetute in presenza del personale della Marina Militare il 28 giugno 2012 per la successiva certificazione.

VIDEO DEL RITROVAMENTO

Fonte: Marina Militare.